Mercoledì scorso si è svolto al Base Milano (per i non Milanesi: posto fighissimo, n.d.r.) la quinta edizione del Wired Health, l’evento di Wired con il patrocinio del Comune di Milano dedicato a come il digitale sta trasformando il mondo della Salute.
Il tema dell’edizione 2022 è stato TOGETHER, sviluppato in una giornata di incontri, talk, interviste e dibattiti per esplorare soluzioni e processi innovativi per lo sviluppo di un sistema di salute efficace, efficiente, sostenibile ed equo. Una necessità messa ancora più in evidenza dallo scenario pandemico e post-pandemico, a cui si può dare risposta solo attraverso la collaborazione di tutti gli stakeholder coinvolti e lo sviluppo di nuove soluzioni e processi basati sull’utilizzo di tecnologie digitali.
Durante l’evento – presentato dal direttore di Wired Italia Federico Ferrazza – 35 speaker italiani e internazionali hanno delineato i principali trend in ambito salute intorno a 5 macro-temi: la centralità delle persone e dell’empowerment dei pazienti, la governance dei sistemi sanitari, i modelli di business più innovativi e virtuosi, le terapie digitali e il trasferimento tecnologico, tra ricerca scientifica e sviluppo. Sullo sfondo il Piano nazionale di ripresa e resilienza che porterà in Italia almeno 18,4 miliardi da investire in sanità, circa tre in più rispetto al previsto.

Tra gli interventi più interessanti, segnalo sicuramente quello di Bart De Witte (fondatore della HIPPO AI Foundation) che ha parlato di come l’AI può rendere più equa la Salute (“AI democracy”), di come i dati non siano da vedere come una commodity ma come vita umana, e di come tutto dipenda inizialmente dalla cultura: dobbiamo passare da un mindset di scarsità ad un mindset di abbondanza. Se le tecnologie procedono in modo esponenziale, come possiamo utilizzarle in modo inclusivo? De Witte ha raccontato come abbia unito gli sforzi con collaboratori di tutto il mondo per stampare in 3D attrezzi per la cura di milioni di pazienti Covid in poche settimane, abbattendo le barriere tra Paesi tramite accordi di open collaboration. La sua formula? “Cheaper products, quickly, more distribution = healthier people”. Questo concetto di data solidarity è tornato molte volte durante l’evento e si basa sull’uso open (previo consenso) dei dati dei pazienti per sviluppare velocemente soluzioni più democratiche. Visionario? Sì e ci piace!

Elemento centrale per ottenere risultati è la potenza del dato che permette di sviluppare anche sistemi predittivi in grado di rivoluzionare sul serio il mondo della medicina. È questo il pensiero di Maria Raad, VP Customer and Digital Strategy – Commercial excellence di Janssen Emea: “Le tecnologie possono aiutare a connettere i pazienti con l’healthcare system in tempo reale per poter garantire delle risposte più accurate, senza soluzione di continuità e nel più breve tempo possibile”. Utile soprattutto in un continente come l’Europa, dove la popolazione ha un’aspettativa di vita sempre più lunga e va incontro quindi a malattie sempre più long term. Per “alleggerire” il sistema sanitario, la tecnologia dovrà quindi essere per tutta la popolazione, più economica e dare valore all’esperienza individuale. Tradotto: tracciare su larga scala i dati dei pazienti via app aiuterebbe a predire l’insorgenza di malattie e quindi a prevenirle.

Anche Noemi Porrello, Real World Evidence Lead di Roche, ha detto che “Il dato è l’elemento per produrre le evidenze necessarie per portare innovazione nel sistema; l’elemento abilitante di un nuovo modo di gestire la medicina” e che permette di “affiancare la ricerca clinica tradizionale a tutte le informazioni che riguardano la persona nelle sue dimensioni”. Presto, ha aggiunto Nicoletta Luppi, Presidente e AD di MSD Italia, “Sarà importante creare un ecosistema integrato basato sui dati, metterli in connessione tra loro per poter accettare la sfida di un percorso integrato della gestione della salute del singolo e della collettività”.

Di esempi virtuosi in Italia ce ne sono già a dire il vero. Da una parte Davide Tavaniello, AD e co-fondatore di Hippocrates Holding, ha sottolineato come nel tempo sia stata un po’ la farmacia ad accorciare le distanza con il medico: “Ancora oggi la farmacia svolge un servizio pubblico il rapporto tra il farmacista e il paziente ha sostituito per le patologie più lievi le relazioni tra paziente e medico di medicina generale”.
Dall’altra Mediately, una piattaforma al servizio dei medici che permette di ottenere informazioni immediate e sicure sulle medicine: “Noi – ha spiegato Blaž Triglav, CEO della società – aiutiamo i medici a trattare meglio i pazienti, a fare diagnosi più veloci e a imparare di più”.

Ad ascoltare gli ospiti intervenuti ed il loro entusiasmo c’è da chiedersi se l’Italia non sia diventata – o non debba prepararsi a diventare – una nuova Silicon Valley. Solo il tempo ci darà una risposta: quello che è certo è che grazie alla pioggia di fondi del PNRR, alle nuove specializzazioni universitarie e al fiorire di startup, nel futuro prossimo si verificherà con ogni probabilità un’accelerazione dei processi e delle sperimentazioni digitali.
Se vogliamo cavalcare l’onda o stare sulla riva a guardare gli altri surfare, dipenderà solo da noi.
Photo: Franco Russo – Wired.it